a cura di Barbara e Cristina Civinini*
Teschio con scoiattolo – Fonte: Sito Museo di Palazzo Vecchio
La città di Firenze, concede una delle sue piazze più belle, quella della Signoria, a Jan Fabre per esporre le sue opere macabre. La protesta degli animalisti.
Fare arte con la morte degli animali non è il modo migliore per attirare l’attenzione. Altri artisti di chiara fama l’hanno fatto in modo molto più innòcuo e creativo. Qui non si tratta di oggetti di duchampiana memoria, come la celeberrima “Merda d’artista” di Piero Manzoni, ma piuttosto di poveri animali indifesi usati per fare – nell’intenzione dell’autore – opere d’avanguardia. Stiamo parlando del belga Jan Fabre, – famoso per aver percorso molteplici linguaggi, dalla scultura al disegno, dall’istallazione al teatro – ospite a Firenze sino a ottobre con la grande mostra Spiritual Guards, in piazza della Signoria, al Museo di Palazzo Vecchio, e al Forte Belvedere con i suoi macabri lavori. Una delle sue opere d’arte si chiama “Il carnevale degli animali” e rappresenta randagi morti e mantenuti sospesi da ganci. Così, la culla del Rinascimento si è trovata a ospitare migliaia di gusci colorati di scarabei. Già in passato molti cittadini avevano manifestato il loro sdegno verso questo “artista” per l’utilizzo di cani e gatti morti, esposti appesi e ridicolizzati attraverso stelle filanti e cappellini di carta colorata. Secondo Fabre – riporta la petizione lanciata da Change.org – lo scopo era di far vergognare l’essere umano per l’abbandono degli animali, perché a suo dire, le carcasse utilizzate, erano di randagi investiti e raccolti in strada. La dignità nella morte però, prosegue la petizione, non è un elemento dovuto solo all’uomo, ma ogni essere vivente ne ha diritto. Che rimando ha togliere il rispetto della morte di un animale e proporlo come opera d’arte, si chiedono gli animalisti. Ai nostri figli – sottolinea Chang.org – va insegnato il rispetto della vita indipendentemente dal corpo in cui dimora, non a ridicolizzarla. Riscatto Animale, Animalisti Italiani Onlus e LIV Toscana, insieme a centinaia di cittadini provenienti da tutta Italia, hanno manifestato a Firenze per dire Sì alla bellezza della vita, No ai cadaveri della morte usati come “forma d’arte”. L’autore si è sempre giustificato sostenendo di aver usato veri cani abbandonati per strada, che avrebbe raccolto morti e fatto imbalsamare. Ma nel 2012, ad Anversa, durante un suo spettacolo ha iniziato a lanciare gatti vivi da un’altezza di 4 metri, ma poi si è scusato pubblicamente. Tuttavia, il macabro utilizzo degli animali non è mai cessato. Fabre si nasconde dietro il preteso simbolismo delle sue opere, ma certo le feci del rampollo dei conti Mazoni erano più efficaci e avevano molto più stile. E per i suoi lavori non si può certo parlare di un ritorno al ready-made, visto che utilizza povere creature indifese.
Per firmare la petizione on line:
https://www.change.org/p/dario-nardella-rimozione-delle-statue-di-jan-fabre-da-firenze
Presidio contro le opere di J.Fabre – Fonte: Animalisti italiani
GATTI DA ARDERE
La Sicilia è in fiamme. Per innescare gli incendi sono stati usati dei gatti come torce in movimento. Lo denuncia il presidente del Parco dei Nebrodi.
Cosparsi di benzina e dati alle fiamme e poi lasciati liberi per bruciare tutto quello che è intorno a loro. E’ questa la triste sorte che è stata riservata ai piccoli felini del tutto incolpevoli, lasciati in preda ad una morte atroce in Sicilia. Così sono andati in fumo miglia di ettari di bosco. A denunciarlo pubblicamente è lo stesso presidente del Parco dei Nebrodi. Trovare i responsabili – denuncia Giuseppe Antoci – non sarà facile, “perché usano tecniche efferate.” “Non è possibile che l’intera Sicilia sia andata in fiamme nello stesso momento, semplicemente per caso – sostiene Antoci, come riporta AdnKronos. Una delle tecniche d’incendio doloso della mafia è quella di legare uno straccio imbevuto di benzina alla coda di un gatto e dargli fuoco”. La Procura di Termini Imerese (Palermo) ha aperto un’inchiesta per incendio doloso, per il momento contro ignoti, ma la magistratura intende fare chiarezza per capire se effettivamente dietro i roghi ci sia la mano criminale dell’uomo, come prospettato anche dal ministro dell’Interno Angelino Alfano. Con il titolo IX bis del Codice Penale sui ” Delitti contro il sentimento per gli animali” chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da 4 mesi a 2 anni (art. 544 ter). E se il vostro adorato gatto, magari nero, fosse stato usato come un fiammifero?
*ENPA Santa Marinella
Colonia felina del castello di Santa Severa
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